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Solidarietà

http://www.youtube.com/watch?v=eMCyD8sPXR4

A venticinque anni dalla catastrofe nucleare di Chernobyl con conseguenze tutt'altro che risolte, colpisce il Giappone una seconda catastrofe. Analogamente a Chernobyl, gli effetti collaterali si protrarranno per centinaia di anni sulle zone colpite. La quantità di materiale radioattivo disperso in seguito allo scoppio dei reattori della cittadina ucraina fu di gran lunga maggiore.
Nonostante la centrale di Chernobyl fosse in territorio ucraino, il paese più colpito dalla radioattività fu la confinante Bielorussia in cui si riversarono lepiù alte concentrazioni di cesio 137. La regione di Gomel fu quella particolarmente contaminata. Sappiamo che stronzio-90 e cesio-137 possono dimezzarsi solo dopo 30 anni.
In quell'area vivevano più 800.000 persone fatte evacuare in zone più sicure; ma la disoccupazione e l'ingente povertà hanno spinto molti a tornare nelle zone originarie, nonostante l'alta pericolosità ancora reale.Nonostante gli sforzi congiunti della Russia, Ucraina e Bielorussia per decontaminare le regioni colpite, specialmente nei bambini si rivela un basso livello di difese immunitarie, gracilità, problemi alla tiroide e un alta incidenza di tumori.
Il governo Bielorusso ha istituzionalizzato una serie di sanatori dove per brevi periodi annuali i ragazzi vengono sottratti ai cibi contaminati, per limitare lo sviluppo di danni alla tiroide. Tuttavia per l'insufficienza delle adeguate strutture sanitarie nazionali e la povertà sociale il governo agevola gli affidamenti dei bambini e ragazzi a famiglie straniere per un massimo di tre mesi all'anno.
In Italia le associazioni ONLUS e quelle spontanee in questi 25 anni hanno fatto molto, ma oggi la crisi economica sta limitando i progetti di accoglienza, specialmente quegli finanziati dagli enti locali per motivi di bilancio costretti ad evitare i progetti di solidarietà internazionali. Dal 2000 al 2010 il numero di accoglienze si è dimezzato.
Per questo più che mai è necessario attivare e incrementare consorzi di solidarietà proprio in zone come le nostre con una discreta impronta rurale, in cui i bambini possono godere di aria collinare salubre e alimenti genuini.
Cari amici la solidarietà è tale nei periodi più difficili. Sicuramente la crisi limita l'impegno di tanti , ma è pur vero che per tanti altri il problema è diverso. E' l'incertezza di trovarsi in difficoltà di fronte ad un bambino che parla una lingua diversa dalla nostra; la paura al sol pensiero che poi andrà via; la convinzione di non avere abbastanza tempo da dedicarli; il timore che possa essere un bambino capriccioso; la reazione dei figli propri. In verità siamo solo noi ad essere problematici.
Quei bambini si accontentano di essere trattati semplicemente come bambini. Nulla di più. Sicuramente noi saremo ricambiati molto più di quanto noi faremo per un lui o una lei. Dopo ci sentiremo più completi, più aperti, più sicuri, più cittadini del mondo. I nostri figli potrebbero avere una lezione di vita gratuita. Evitare la. Difficoltà degli altri è principalmente un nostro problema che andrebbe levigato.

Un motivo in più che ci coinvolge maggiormente. Non dimentichiamo infatti che al di là del fiume Garigliano c'è una centrale nucleare dismessa, ma con materiale radioattivo ancora in stato di pericolosità, specialmente per le piene dello stesso fiume. Ricordiamo ancora il tenace impegno del nostro concittadino Marcantonio Tibaldi che non si fermò davanti ai mille muri di gomma.
http://www.youtube.com/watch?v=eMCyD8sPXR4
http://altocasertano.wordpress.com/2010/04/27/centrale-nucleare-garigliano-un-mostro-che-genera-mostri-sconvolgente-video-denuncia
http://comitatoantinuclearegarigliano.blogspot.com/2011_03_01_archive.html
La lotta si fa anche sul fronte della solidarietà attiva.
Riporto un articolo dalla Redazione di www.belarusnews.it - lunedì, 26 aprile 2010
"In Bielorussia non ci sono centrali nucleari (per ora…); l'Italia si è dichiarata contraria con un referendum proprio dopo il grave incidente in Ucraina. A poche ore dall'anniversario numero 24 dell'incidente di Chernobyl, occorso il 26 aprile 1986, non possiamo esimerci dal condividere con voi alcune riflessioni. Riteniamo giusto e doveroso citare il toccante libro della giornalista bielorussa, SvetlanaAleksievic, intitolato "Preghiera per Chernobyl", in cui l'autrice raccoglie sul campo numerose testimonianze di chi, quella tragedia, l' ha vissuta sulla propria pelle e che, ancora oggi, ne porta le cicatrici, nel proprio cuore prima che nel fisico. RICORDARE quel tragico evento significa riconoscerci consapevoli di quella tragedia, che ha indiscutibilmente cambiato il mondo. La mobilitazione e il grande movimento solidaristico che si è attivato da quel giorno d'aprile non ha eguali nella storia, per il massiccio coinvolgimento di persone, anche straniere, che si sono prodigate per arginare il problema, più o meno direttamente.
Un ricordo va soprattutto ai liquidatori e alle loro famiglie, il cui intervento è stato decisivo e tempestivo e che con il loro coraggio e il loro senso del dovere hanno impedito che il nocciolo contaminasse la circolazione idrica sotterranea (con ovvie e devastanti conseguenze), anche a distanza di molti chilometri, costruendo il sarcofago, una imponente struttura in cemento armato che contenesse il materiale radioattivo (centinaia di tonnellate) ancora "acceso". Eppure sotto quel sarcofago, che oggi ha bisogno di una sostanziale ristrutturazione, pulsa ancora il cuore della centrale. E' un qualcosa di troppo forte, potente e, per molti versi, sconosciuto all'uomo, da incutere ancora più paura. In questo tragico avvenimento l'uomo ha scoperto anche altre realtà, non solo quelle dei conflitti politici, delle ideologie, ma soprattutto d'amore. Molto tempo è passato dall'esplosione del quarto reattore di Chernobyl, ma non dobbiamo, e non possiamo dimenticare. I ragazzi che compongono la redazione di questo sito non erano ancora nati, i nostri genitori hanno vissuto con paura le nostre gravidanze, spaventati dai terribili messaggi che i media trasmettevano, incapaci di comprendere fino in fondo l'atomo e la sua crudele potenza, invisibile, silenzioso e senza odore. Purtroppo le radiazioni attaccarono la natura e con essa l'uomo. Tanti, troppi bambini soffrono ancora oggi per quello che successe allora, ma è proprio per questo motivo che la gente lontana ha cominciato ad impegnare tempo ed energie per porre rimedio, per alleviare le conseguenze di quell'incidente soprattutto nella sfera sociale. Un grazie di cuore a tutti coloro che si sono impegnati per sconfiggere Chernobyl e per aiutare chi ne ha più bisogno. Molto è stato fatto, ma la strada è ancora lunga! Non si può neutralizzare la radiazione, non si possono recuperare le molte vittime, ma si può e si deve cercare di proporre un nuovo tipo di società, più sostenibile e più consapevole in questo mondo "globalizzato", perché il ridurre le distanze tra popoli e luoghi lontani non deve essere solo un semplice slogan. Chernobyl non è solo Ucraina, Russia o Bielorussia. Ci ha insegnato che il nostro mondo non è poi così grande, immenso, che bisogna tutti rispettare il pianeta, per maturare come persone ed essere in grado di costruire una società veramente integrata, mossa dai valori che le tragiche circostanze di Chernobyl hanno risvegliato. "Chernobyl è un mistero che dobbiamo ancora risolvere, non scientificamente", come ci ricorda giustamente Svetlana Aleksievic, ma umanamente per le impressioni, i sentimenti delle persone che hanno toccato con mano l'ignoto". 24 anni dopo Chernobyl, 8760 giorni per non dimenticare, affinché il ricordo di fatti e persone continui a vivere dentro di noi, come un monito ...imperituro per non incappare ancora in tragici errori già commessi".

Piantiamo quanto più possibile ancore di solidarietà continuando con i bambini di Chernobyl e poi con altri, senza fermarci, perché questa è la via della libertà e convivenza globale. E' la via per dimostrare che il benessere vero è un'altra storia.

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